“Viaggio nel futuro”. È il titolo del convegno che l’Ugl ha organizzato per il 24 marzo a Roma. Ed anche la sede scelta, quella del CNEL, è indicativa di un ruolo che il sindacato ha finalmente deciso di rivendicare per sè. Non cinghia di trasmissione di qualche formazione politica bensì luogo di confronto da cui far scaturire le idee che i partiti dovrebbero far proprie per il futuro del Paese. D’altronde è troppo tempo che la politica ha rinunciato ad essere un laboratorio di idee e di programmi, trasformandosi in un poltronificio impegnato a piazzare i più scarsi.
E poiché i vuoti, anche in natura, tendono ad essere riempiti, è inevitabile che il vuoto (pneumatico) della politica possa venire riempito da un sindacato che ha il coraggio di confrontarsi sui temi dell’oggi e del domani. Non attraverso lo speed date con cui qualcuno pensa di affrontare gli aspetti culturali, ma con interventi approfonditi sui diversi temi che toccano il lavoro e l’economia in genere.
Un confronto aperto, pubblico, in modo tale da eliminare gli alibi per chi, non volendo cambiare alcunché, si trincera dietro i consueti “non sapevo”. D’ora in poi chi non sa è comunque colpevole. Chi non vuole affrontare i problemi è colpevole. Chi finge di non capire le ragioni della fuga dei cervelli è colpevole. Chi vuol favorire l’arrivo di mezzo milione di nuovi schiavi è colpevole.
Dunque un plauso all’Ugl che prova ad immaginare il futuro, che si interroga sul ruolo del sindacato in un mondo del lavoro che sarà molto diverso rispetto al passato ma anche rispetto alla situazione odierna. Perché chi non prova a preparare il futuro si ritroverà a subirlo. E non ci saranno molte ragioni per festeggiare.