L’esperimento sociale prosegue. E dopo la serie di decreti assurdi sui comportamenti da tenere, dalla reclusione domestica sino alla caccia ai canoisti, arriva il decretino sul calcio. Perfettamente in linea con quelli del lìder minimo: vietato protestare contro le ingiustizie arbitrali.
Il calcio, dunque, perfetta trasposizione della realtà sociale. Nessun dissenso è tollerato, nessuno scostamento dal pensiero unico obbligatorio. Se l’arbitro fischia un rigore per un fallo, dubbio, a centrocampo, si deve chinare il capo ed accettare passivamente.
In fondo non è altro che un passo avanti rispetto ad una realtà, quella del calcio, che nulla ha più a che fare con lo sport, la passione, il tifo. Puro business e, come tale, condizionato da mille interessi economici e di controllo sociale. Il tifoso è l’utile idiota che ha doveri ma nessun diritto. Ed è utile solo nella misura in cui paga per uno spettacolo falso, dichiaratamente falso.
Deve pagare per andare allo stadio dove è sottoposto a vessazioni di ogni tipo. In nome di una bandiera che è rimasto lui solo a sventolare. Gli controllano ogni gesto, ogni parola. Deve pagare con assurdi ricarichi una maglia della sua squadra o una pessima birra allo stadio. E se il lìder minimo decide che non può andare allo stadio, perde anche i soldi dell’abbonamento.
Però deve seguire la sua squadra in tv, a pagamento s’intende. Per mantenere i folli stipendi di calciatori pronti a scegliere un’altra squadra che li paghi di più. Calciatori che hanno avuto diritto ai controlli antivirus quando non potevano averli neppure medici e infermieri.
Ora, però, con gli stadi vuoti ci si accorge che l’utile idiota serve anche per far scena, per le immagini. Hanno provato a sostituirlo con le bambole gonfiabili, con i robot, con le foto, con applausi e cori registrati. Ma non è stata la stessa cosa. Il mercenario in mutande vuole essere osannato dal vivo. E l’utile idiota è pronto a schierarsi con mascherina d’ordinanza, pagata 10 volte il normale, con i colori della squadra. È pronto a riacquistare i quotidiani sportivi che lo insultano se si arrabbia con l’arbitro. È pronto a sognare faraoniche campagne acquisti per poi ritrovarsi ad applaudire il solito brocco raccattato per quattro soldi.
Di un calcio così si poteva tranquillamente fare a meno.