Massimo Giannini, uno di loro. Il direttore della Busiarda, impegnato strenuamente nella distruzione finale del quotidiano torinese, ha chiesto di chiudere le palestre di arti marziali perché due criminali hanno ammazzato un ragazzo. Due criminali che non seguivano un’arte marziale, ma una di quelle discipline che nulla hanno a che fare con l’arte, seppur marziale. Nulla da spartire con le filosofie orientali, con percorsi di crescita spirituali prima ancora che fisici. Ma Giannini, che ne sa?
Lui è il rappresentante di quel mondo che nulla sa ma che tutto vieta. Lui è il perfetto esponente di quel mondo che esulta perché una folle riforma del codice della strada trasformerà il viaggio in città in un incubo, con lo sceriffo di Nottingham impegnato a depredare gli automobilisti che osano procedere ad una velocità superiore a quella dei pedoni. Un sistema ossessivo, punitivo. Un criminale compie un reato? Ed allora si colpiscono e puniscono tutti gli altri italiani. Italiani, ovviamente, perché se è un ospite non invitato ad ammazzare qualcuno guidando ubriaco o sotto l’effetto di droga, interviene subito la magistratura di regime a rimetterlo in libertà.
Dunque Giannini e la Busiarda vogliono le chiusure a prescindere. Vietiamo le autostrade perché qualcuno ha provocato un incidente. Vietiamo la circolazione dei treni perché qualcuno non ha pagato il biglietto. Vietiamo il lavoro perché ci sono i morti in azienda. Vietiamo lo sport perché qualcuno soffre quando perde. Vietiamo le relazioni sentimentali perché a volte finiscono. Vietiamo le camminate perché qualcuno scivola. Vietiamo il cibo perché qualcuno fa indigestione.
Forse basterebbe vietare la pubblicazione della Busiarda perché Giannini scrive scemenze.