“Ma è possibile che un giovane, al colloquio di lavoro, chieda quante ore deve lavorare e quanto andrà a guadagnare?”. Immancabile, implacabile, Concita Borrelli torna a Zona Bianca, su Rete 4, e conferma il suo ruolo di macchietta a difesa dello sfruttamento più bieco. Dopo aver insultato i bagnini – che, secondo lei, passano il tempo a sguazzare tra le onde o a giocare sulla spiaggia – ora si allarga ed insulta tutti i giovani che hanno l’ardire di pretendere uno stipendio adeguato al lavoro che dovranno fare.
Come si permettono di chiedere informazioni anche minime al futuro padrone? Non è chiaro quali domande dovrebbero porre. Probabilmente nessuna, secondo Concita. Ti assumo, presentati all’alba e poi si vedrà sino a che ora ti tengo in azienda. Pausa pranzo? Non è prevista. Salario? Magari no.
Perché, assicura Concita, un giovane non deve essere interessato ai livelli della retribuzione. Una paga oraria di 6,50 euro va più che bene.
Ma lo show della giornalista neomeloniana non si esaurisce nella difesa dello sfruttamento. Va in un supermercato e fa la spesa per un ammontare pari alla mancia della carta governativa. Riempie il carrello e fa notare che, con 380 euro, si comprano tante cose. Ovviamente si guarda bene dal precisare che quel carrello pieno dovrebbe bastare per un anno ad una famiglia di tre persone. D’altronde se un giovane non ha diritto a chiedere a quanto ammonta il proprio stipendio, perché mai una famiglia dovrebbe chiedersi come fa a campare con 1 euro al giorno diviso per tre?