Guai a indagare sulle banche! L’ordine arriva direttamente dal Quirinale. A Mattarella non piace l’idea di una commissione d’inchiesta e lo dichiara apertamente, pubblicamente, ufficialmente.
Molto meno evidenti erano risultate le prese di posizione di Mattarella di fronte alle truffe perpetrate dalle banche nei confronti dei risparmiatori. O forse proprio si era dimenticato di indignarsi e di preoccuparsi.
Come dargli torto? Con i nomi ai vertici di Banca Etruria? Con un cognome come quello del grande industriale Zonin nello scandalo bancario in Veneto? Meglio fare finta di niente e fregarsene dei piccoli risparmiatori truffati.
Gli investitori non sopportano regole e tantomeno commissioni di inchiesta. Signora mia, se cominciamo dai controlli, poi dove andremo a finire? Vogliamo mandare in galera dei poveri speculatori che fanno il loro lavoro di truffatori? Meglio evitare. Sopire e troncare, troncare e sopire. Perlomeno non si può accusare il presidente di ignoranza: Manzoni lo ha letto e compreso perfettamente. In fondo la massima manzoniana era diventata una regola ferrea per la Democrazia Cristiana.
Ed i piccoli risparmiatori truffati? Le opposizioni – che quando governavano non si sono accorte delle truffe – spingono a non risarcirli per non infastidire i cialtroni di Bruxelles. Si arrangino, insomma. D’altronde rappresentano solo delle formichine sotto la zampa di elefante degli speculatori. Possono essere sacrificati senza problemi. Tutt’al più daranno la colpa al nuovo governo, dimenticando chi ha chiuso gli occhi di fronte alle truffe.
Mica si vorrà criticare gli organi di vigilanza che non hanno vigilato? Avranno avuto le loro buone ragioni per far finta di nulla e nessuno deve permettersi di ingerire sulla libertà di non vedere se è più comodo così.
E se lo dice l’inquilino del Quirinale, bisogna ubbidir tacendo. Senza mugugnare, possibilmente, per non infastidire i banchieri ed il loro nume protettivo.