Beh, non è proprio la Vigilia. È il giorno che la precede. L’Antivigilia. Il 23 Dicembre. E mi viene in mente che solo per il Natale si parla di Antivigilia. E, per altro, anche di Vigilia, con la maiuscola. Per tutte le altre feste, religiosa o civili, no. Oh va bene, Pasqua ha la sua Settimana Santa….ma non è Vigilia. È altro. E per quanto riguarda roba tipo Ferragosto, non se ne parla proprio…
Perché Vigilia significa “vegliare”. Non solo stare desti e attendere. Il significato originario si collega alle ore notturne di guardia, con cui i legionari romani scandivano le notti. Prima Vigilia, seconda Vigilia… credo che nella nostra Marina Militare si usi ancora definire così i turni di guardia notturni…
Digressioni a parte, questa è, di fatto, una Vigilia, una Guardia senza Luna. Senza la Luce lunare che permetta di vedere il panorama tutto intorno. Di controllarlo.
Perché siamo in Luna Nuova. L’ultima di Dicembre, e, quindi, l’ultima dì quest’anno.
Niente di straordinario, penserà qualcuno. Avviene tutti i mesi… tutti gli anni…
Ma non è così. Ogni Luna, ogni fase di Luna è diversa. Uguale, certo, come scrive Leopardi, che dal nostro satellite e dalla sua luce era, perennemente, sedotto e inquietato. Tanto che con Lei, con la Luna parlava. Un dialogo interrotto solo per la morte. E, non a caso, la sua ultima, disperata, lirica è proprio “Il tramonto della Luna”….
Sempre uguale, stavo dicendo. Eppure sempre diversa. Perché la Luna è mutevole. Come le Dee, che la incarnano nelle diverse mitologie. È Donna. Ed è l’essenza del Femminino Eterno. Luminosa o oscura. Artemide o Ecate. Anche Afrodite, come ben intuisce il Marino nel suo “Adone”. Gelida e sensuale. Dolce e crudele. Mutevole, sempre. Perché si rinnova e rinasce ogni Novilunio.
E questo è un Novilunio gelido. Della Luna dell’inverno. E cade esattamente fra il Solstizio e Natale. Una coincidenza non priva di significato.
Chissà perché la mia fantasia, stasera particolarmente vaga, va ad una certa iconografia disneyana della Notte di Natale. L’immagine, ricorrente, della slitta di Santa Claus che si staglia, come ombra fugace, nella luce della Luna. Di una grande luna. Perché è sempre Luna piena in quei film.
Però, quest’anno, non vi è il Plenilunio. Anzi, vi sarà appena un barlume di Luna in cielo domani. Nella Notte magica di Natale. E quindi… niente slitta trainata dalle renne, niente bambini e gatti che fissano il cielo con occhi incantati…. forse… solo un suono di campanelli. Nel buio. E il riverbero delle stelle. Sempre che siano visibili. Perché questi sono giorni nebbiosi.
Eppure è Natale. Vigilia di Natale. E il Novilunio appena trascorso non la renderà meno incantata. Anzi… forse le donerà un alone ancora più magico.
Perché questi sono giorni oscuri. In anni sempre più oscuri. E il Natale è, per eccellenza, simbolo di speranza. Di rinascita della luce dalla oscurità.
E una Vigilia ancora avvolta nelle tenebre del Novilunio, è, in certo qual modo, perfetta.
Rende la situazione in cui siamo precipitati da tempo. Non siamo in una favola raccontata dalla Disney. La nostra realtà è piuttosto simile ad un incubo di Lovecraft. Un mondo assediato da innominabili mostri. Che ci comprimono. E avvolgono nel terrore. Però al Solstizio il Sole ha ricominciato il suo corso ascendente. E in questa notte, la prima dopo la Luna Nera, anche Selene ricomincia a espandere la sua luce.
Non vedremo la slitta di Santa Claus attraversare il cielo. Ma un raggio argenteo attraverserà, comunque, le tenebre. Cominciando a diradarle…e, forse, se stiamo in silenzio e porgiamo orecchio… sentiremo trillare i campanelli.
Buon Natale