Ragazzini “già noti alle forze dell’ordine” aggrediscono un coetaneo isolato e poi massacrano di botte il padre intervenuto per difenderlo. Denunciati e rimandati a casa affinché possano continuare. Ragazzini, “già noti alle forze dell’ordine” cercano di ammazzare uno studente lanciando da un parapetto una bici elettrica. Erano “in prova” e dunque liberi dopo altre aggressioni. Grande risorsa “già nota alle forze dell’ordine e con precedenti per spaccio e violenza sessuale” ammazza un maresciallo dell’esercito.
L’elenco potrebbe proseguire per pagine e pagine. Da Nord a Sud, dalle grandi città ai paesi più marginali. Ed ogni volta la domanda è la stessa: perché gli aggressori erano liberi e perché, in molti casi, dopo le rapine e le violenze se ne tornano tranquillamente a casa?
In fondo le immagini emblematiche di questa situazione le offre, periodicamente, Striscia la Notizia che insegue le borseggiatrici nella metropolitana di Milano. Libere di rubare e libere di vantarsi pubblicamente dei furti. Nell’Italia così atlantisticamente attenta ai rigurgiti di Zelensky, non c’è nessuno in parlamento che si degni di prestare attenzione alle vittime di continui soprusi.
Una battaglia contro i mulini a vento. Continui pipponi contro i bulli che, a scuola, prendono in giro, chiamandola “puzzola”, la compagna di classe che si lava poco ma nessun intervento contro chi, eventualmente, picchia la stessa ragazza per rubarle il telefonino o il giubbotto.
Ma vale non solo per ragazzini delinquenti. Anche per gli adulti impegnati nelle truffe agli anziani. Nei rari casi in cui ci si degna di intervenire, si scopre che queste brave persone hanno alle spalle un lunghissimo elenco di denunce. Eppure sono libere di proseguire l’attività a danno di vecchiette che si vedono portar via i risparmi ed i ricordi di una vita.
E che fanno, a Roma, coloro che si sono fatti eleggere in nome del ritorno all’ordine e alla disciplina? Si dedicano a spaccare il capello in quattro sulla gestione del 41 bis per uno sfigato psicolabile. Mica hanno tempo per tutelare ragazzini ed anziani.
Però esiste anche una certa coerenza in questo pervicace rifiuto di spedire in galera gli individui pericolosi. Perché, in Italia, il carcere deve avere esclusivamente una funzione rieducativa. Nessuna velleità punitiva. E neppure la funzione di deterrenza. Insomma, non si possono spaventare i delinquenti minacciandoli di mandarli in carcere. E, nella consapevolezza che la rieducazione non funziona quasi mai, l’unica soluzione per le anime belle dei politici italiani è rimettere immediatamente in libertà tutti coloro che, inopinatamente, vengono arrestati. L’ideale è non arrestarli neppure, così si evita di perdere tempo in processi inutili.
Poi, però, le anime belle vanno in tv a chiedersi perché tra i giovani aumentino gli episodi di violenza, le aggressioni, le rapine, lo spaccio, gli omicidi. Strano che la certezza dell’impunità spinga a violare ogni regola. Ma, forse, ha ragione la grande sociologa Littizzetto: se un anziano viene truffato, è perché si è dimostrato poco empatico con chi voleva prendersi un po’ di soldi senza lavorare (e non si accontentava del reddito di cittadinanza); se un ragazzino viene picchiato e derubato è perché era poco empatico e non voleva condividere il suo smartphone con le bande libere di scorrazzare in quel territorio urbano.
Si potrebbe iniziare a pensare ad una legge per mandare in carcere le vittime..