Negli ultimi anni la casa editrice OAKS di Sesto San Giovanni si è ritagliata uno spazio importante nel campo dell’editoria non conforme. E lo ha fatto mettendo sul mercato una serie di volumi nuovi e ristampando diversi classici da tempo andati esauriti e introvabili sui quali si era formata una larga fascia di coloro che vissero, da destra, l’esperienza degli Anni di Piombo.

La veste grafica è essenziale, per non dire spartana, frutto di un’urgenza comunicativa che non lascia spazio a fronzoli, ma che bada alla sostanza, al desiderio di fornire a tutta un’area intellettuale che non si riconosce nel politicamente corretto dei validi strumenti di approfondimento e studio.
Ma tra i volumi di nuova produzione, usciti di recente, spicca “Storia della guerra nel XX secolo” (pp. 315, 20€) del compianto Piero Visani, séguito del fortunato “Storia della guerra dall’antichità al Novecento”, uscito per la medesima casa editrice nel 2018.
In questo capitolo conclusivo della sua ricerca, l’autore – che ha lavorato alla sua stesura fino alla sua morte – ci dà prova delle sue conoscenze e competenze in ambito militare, sia tattico che strategico, maturate nel corso degli anni in cui è stato consulente del Ministero della difesa prima e in seguito del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.
Un ruolo che gli ha consentito di analizzare da vicino e, per così dire, “sul campo”, non soltanto gli aspetti della guerra tradizionale ma soprattutto quelli non convenzionali che si sono affermati negli ultimi decenni: dalla guerra mediatica a quella informatica, dalla Hybrid Warfare ai conflitti per bande.
Non manca neppure, alla fine del volume, una sezione sui conflitti del futuro. “Guerre – dice Visani – in cui il polemos è destinato a diventare logos, ma non per consentire sviluppi pacifici, bensì per informare ancor più di sé le relazioni umane […] al punto da essere speso ancor più come elemento dialettico”.

Insomma, secondo l’autore dopo la Seconda Guerra Mondiale non abbiamo affatto vissuto in un sereno periodo di pace. La guerra si è trasformata, subendo metamorfosi vorticose che possono essere sfuggite ai più ma non ad un attento osservatore come Visani, il quale arriva ad affermare che “alcune delle importanti componenti delle nostre vite e delle società in cui viviamo risultano ormai totalmente orientate al conflitto, in forma molto meno esplicita di un tempo, ma non per questo meno netta”.
Basterebbe questo per consigliare la lettura del volume, redatto con uno stile agile e tutt’altro che accademico, pur non scivolando sul terreno viscido della banalizzazione divulgativa. Il che è dimostrato dalla vastissima bibliografia riportata che deve essere costata all’autore una fatica non da poco, ma che evidenzia la scientificità della ricerca effettuata.