Che cosa accade quando, all’improvviso, scopriamo di essere diventate invisibili, quando gli sguardi che incrociamo ci attraversano per posarsi su un altrove a noi sconosciuto, e un impulso, simile all’incresparsi di un’onda, ci spinge a riacciuffare quegli sguardi lungo la linea immaginaria che li allontana da noi?
Che cosa accade quando la sostanza del nostro corpo si è slabbrata come un vecchio tessuto, quando ogni umore è evaporato e i confini tracciati dalla pelle hanno perso coesione?
Slavenka Drakulić, nel suo libro tutto al femminile, “La donna invisibile”, descrive con estrema lucidità e con un realismo che non lascia spazio a false illusioni che cosa avviene quando la donna va incontro al fisiologico processo di invecchiamento e il corpo, divenuto per gli altri trasparente, la tradisce non obbedendo più ciecamente alla sua volontà, ma ad imperiose leggi al di fuori del suo controllo.
Il corpo, che era stato il confidente più intimo di pulsioni e desideri, di progetti e aspirazioni, che l’aveva accompagnata e sostenuta, come un servitore fedele, si trasforma in una prigione ostile e soffocante.
Lo specchio assume le sembianze di un nemico da evitare accuratamente, difficile riconoscersi nell’immagine che, senza pietà, rimanda, mentre uscire di casa diventa una scommessa traboccante di coraggio, perché ad ogni passo potrebbero aprirsi nuove fragilità, scivolose come fosse dalle pareti viscide.
Il linguaggio della seduzione si svuota e i gesti che scandivano i tempi della sensualità sono destinati a cadere nell’oblio.
“La donna invisibile” sottolinea la relazione tra gli sguardi dell’altro e il nostro esistere, occupare uno spazio e caricarci di un senso nel mondo.
Quando gli altri non ci vedono, decretando la nostra condanna all’invisibilità, sprofondiamo in una sorta di solitudine psichica, che è la nostra vera morte. Non è la morte fisica a spaventarci, ma il nostro scomparire agli occhi dell’altro, il nostro non essere più viste, né tantomeno amate.
Slavenka Drakulić tratta, in maniera asciutta, mai edulcorata, un tema delicato sul quale raramente vengono puntati i riflettori, senza peraltro velarlo di pessimismo chiudendo ermeticamente le porte alla speranza.
Da timidi pertugi di luce può irrompere, travolgente, la Vita.
Il cuore del libro è infatti un inno all’amore e alla passione, al loro eterno potere taumaturgico, all’energia potente che ci permettono di contattare e risvegliare seguendo spirali imperscrutabili.
Amore e passione sono puro magma incandescente, che spinge per manifestarsi da profondità abissali, ricompattando il nostro corpo, definendo nuovi confini, restituendoci il dono della visibilità.
E così Lei, di cui non ci viene rivelato il nome, ma che riassume in sé tutto l’universo femminile, attraverso occhi e sorrisi che la sanno nuovamente illuminare, ritorna ad abitare il proprio corpo, scosso dal terremoto interiore del desiderio e dalla fame insaziabile di vita che le contorce le viscere.
Le dighe si infrangono e l’acqua riprende a fluire nei fiumi sotterranei del piacere.
Il corpo si trasforma in un tempio senza tempo in cui si consacra l’unione di anime vibranti.