“Torino non è Buenos Aires” (€uro 12,00 p. 256) di Giorgio Ballario, giornalista, scrittore, e presidente del collettivo di scrittori torinesi Torinoir, pubblicato da Edizioni del Capricorno, è un noir avvincente e ricco di tensione, dove ritorna l’investigatore privato italo argentino Hector Perazzo, già protagonista del “Il volo della cicala” e “Nero Tav”.
Torino: l’investigatore privato Hector Perazzo si trova in una congiuntura economica difficile, quando è provvidenzialmente assunto, da dona Pilar, collaboratrice domestica peruviana, che lo incarica di rintracciare sua figlia Linda, diciannovenne, scomparsa e di cui non ha saputo più niente. La donna si è rivolta a lui e non alla polizia, perché la figlia, contrariamente a lei, è priva di permesso di soggiorno, e rischierebbe l’espulsione. Perazzo accetta il caso e inizia le ricerche, pensando a un colpo di testa giovanile.
Procedendo nell’indagine, però, scopre che la ragazza ha una doppia vita non proprio irreprensibile, un mosaico che ricostruisce iniziando un percorso che lo conduce prima nella foresta urbana variegata di San Salvario e Porta Palazzo, per approdare agli alberghi a ore di Superga. L’indagine, nonostante gli sforzi di Hector sembra arenarsi, quando un colpo di scena improvviso e imprevisto, rovescia la situazione.
La nuova pista conduce Perazzo a Saluzzo, dove entra nel lato oscuro della provincia. Il destino della ragazza s’incrocia con un pittore fiammingo morto a Saluzzo nel 1512, autore di affreschi con temi religiosi. Uno, in particolare, la crocifissione di Cristo, sarà la traccia che condurrà Perazzo a scontrarsi con i blasfemi e criminali riti di una setta satanista, in uno scontro spietato e parossistico, senza esclusioni di colpi, in cui la linea di demarcazione tra amici e nemici, sfuma pericolosamente.
La resa dei conti tesa e drammatica, avrà come palcoscenico la val Varaita, dove il coraggio disperato porterà Hector a una vittoria amara e a fare parzialmente giustizia.
Giorgio Ballario ha saputo penetrare nel cuore complesso di Torino e della provincia, creando personaggi intensi, profondi e commoventi nella loro umanità frastagliata, senza cadere nel facile moralismo o nel sentimentalismo stucchevole e artefatto. La scrittura viva e autentica, restituisce con forza l’impasto di dramma e commedia, miseria e nobiltà, che costituisce l’essenza del vivere, anche nei suoi lati più scabrosi, senza perdere la partecipazione umana, valore aggiunto che rende per lettori e lettrici, la lettura trascinante affascinante fino alla fine.
Photo credits by Maria Infantino