Certo, coliving suona meglio (molto meglio) di kommunalka. Vuoi mettere la figata di una casa condivisa in stile yankee del futuro invece dello squallore della condivisione di una casa in pretto stile sovietico? Eppure c’è ancora gente che non capisce l’enorme salto di qualità. Gente che non vuole accorgersi della svolta epocale. Su Facebook una delle regine della comunicazione social, tale Febe Polluce, osa persino mettere in dubbio la meravigliosa proposta che, lo scorso anno, era stata rilanciata dal Corriere della Sera.
E che dovrebbe rappresentare lo stile di vita perfetto per un avvenire da gretini. Ma lei, Polluce, non può comprendere. Studi completati, lavoro prestigioso, marito perfetto e figlio splendido: “una vita di merda”, come la definirebbe Cirinnà. La noia di una esistenza felice, con una casa famigliare che inquina, vacanze ogni anno, magari anche viaggi al di fuori del quartiere di Cagliari in cui vivono. Irresponsabili, in pratica. Insensibili al futuro del pianeta.
Invece il coliving rappresenta il futuro del mondo sostenibile. Vai a vivere, senza partner di qualsivoglia sesso, in una sorta di comune ma senza le vergognose trasgressioni delle Comuni hippy degli Anni 60/70. Niente scambi di coppia, niente amore libero. Sesso ed amore sono retaggi delle vecchie generazioni, fortunatamente in via di estinzione, che hanno rovinato il pianeta.
Si vive insieme per ridurre spese e consumi, mica per divertirsi. Il divertimento è anch’esso un retaggio insopportabile di quando esistevano le famiglie. È quella la grande differenza con la kommunalka Sovietica, dove a convivere erano famiglie con tanto di fastidiosi bambini che consumavano (poco, perché poco c’era da consumare) ma sporcavano, strillavano, inquinavano.
In fondo il coliving è la prosecuzione abitativa del coworking. Perché sprecare spazi e denaro per un ufficio proprio quando può bastare una stanza condivisa? L’ideale sarebbe che eventuali pulsioni erotiche – da condannare comunque – trovassero uno sfogo nel coworking per evitare di creare tensioni nel coliving. Dove parcheggiano la vita i single con un’età intorno ai 40/45 anni, privi di stimoli. In attesa di trasferirsi in qualche residenza per anziani tristi.
E poi la coabitazione con sconosciuti ha l’enorme pregio di ridurre i costi per la sopravvivenza. Niente abitazione individuale, niente amori, nessun bisogno di portare a cena fuori uno sconosciuto con la speranza di far nascere una relazione. Gli sconosciuti sono quelli che condividono gli spazi domestici, se proprio bisogna far conversazione si può cenare insieme nel coliving. Ma con tutti questi risparmi, si possono anche accettare retribuzioni ridotte, tanto la vita sociale viene eliminata, non si devono mantenere marmocchi inquinanti, non si devono organizzare fastidiosi viaggi per conoscere l’Italia ed il mondo. Si potrebbe anche rinunciare alle ferie.
Così, tanto per dare uno schiaffo morale alle famiglie felici, alle Febe Polluce che non pensano al futuro del pianeta e pubblicano beate le foto del figlio che cresce. Incoscienti!