I pittori Renato Guttuso, Innocente Salvini e Vittore Frattini, l’architetto Marcello Morandini, lo scultore Floriano Bodini, sono solo alcuni dei nomi delle personalità del mondo dell’arte e della cultura varesina, ma anche italiana e internazionale, ritratte dagli scatti del fotografo Vivi Papi (1937-2005) tra la fine degli anni Sessanta ai primi anni Duemila.
La suggestiva architettura settecentesca del battistero di Velate, antico borgo di origini medievali alle pendici del Sacro Monte di Varese, ospita sino al 16 settembre la mostra “Stagione dell’Arte a Varese. Ritratti di Vivi Papi”, organizzata da Beautiful Varese International Association di Casciago con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus, Comune di Varese, CNA Varese Ticino Olona, Parco Regionale del Campo dei Fiori, Comunità Maria Madre Immacolata, con la sponsorship tecnica di Gieffecolor.
L’esposizione, curata da Carla Tocchetti e Claudia Biraghi, con la collaborazione della moglie del maestro, Annamaria Fumagalli, anche lei fotografa, è stata inaugurata il 25 agosto e ha visto nel suo primo fine settimana di apertura un notevole afflusso di pubblico.
La rassegna presenta una panoramica sulla passione di Papi per il ritratto: “Ritrarre le persone, i loro volti – ricorda la moglie Annamaria Fumagalli – era per Vivi una passione nascosta, che ebbe modo di concretizzarsi nei ritratti di tutti coloro che aveva occasione di incontrare durante il lavoro, tra cui anche molti artisti”.
Ma il maestro non fu solo attento a cogliere, con la sua macchina fotografica, i caratteri di personalità che hanno dato vita un vivace mondo intellettuale dei decenni appena trascorsi, ma anche sensibile indagatore delle bellezze artistiche e architettoniche del territorio varesino e lombardo.
Di forte impatto è il dialogo tra fotografia e scultura nelle numerose riprese, effettuate nel corso dei decenni, alle coinvolgenti statue seicentesche del Sacro Monte di Varese. Proprio qui nel 1958, fotografando la cripta del santuario di Santa Maria al Monte, Papi aveva iniziato la sua carriera che lo porterà, tra gli altri, a fotografare un preziosissimo manoscritto in pergamena, conservato al monastero benedettino di Subiaco, il Codice Lattanzio, con un innovativo sistema di lenti che gli consentì di mettere a fuoco le 400 pagine del volume.
Fotografare opere d’arte non fu certo per Papi semplice restituzione di un, pur strepitoso, patrimonio di affreschi, monumenti, codici miniati e molte altre forme di testimonianze del passato e delle loro trasformazioni – si pensi alla documentazione delle diverse campagne di restauri che, nel corso dei decenni, hanno interessato il territorio varesino, ma anche a inchieste e reportage su un patrimonio da riscoprire. Ma fu anche testimoniare l’attività e la produzione d’arte contemporanea. Dai vernissage delle gallerie d’arte alle diverse manifestazioni del mecenatismo culturale, privato e pubblico, in una fase, dalla fine degli anni Sessanta agli anni Novanta del Novecento, di particolare benessere economico per la città.
Figlio d’arte, il padre Aristide era pittore figurativo, diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Parma, Vivi (il singolare nome voleva essere un invito a vivere in libertà) iniziò a maneggiare la macchina fotografica, una Leika, sin da bambino, sviluppando, nel corso della sua lunga carriera, un personale approccio alla composizione, all’uso delle luci e delle ombre, ricercando sempre nuove attrezzature e inventando, di volta in volta, soluzioni tecniche per superare limiti e ostacoli dovuti alla location o alla natura stessa dell’opera d’arte o d’architettura da immortalare o per seguire il proprio spirito creativo.
Innumerevoli furono le sue collaborazioni con importanti case editrici di settore e istituti culturali del territorio lombardo, si pensi solamente alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, e italiano, come la Biblioteca Palatina di Parma.
I penetranti ritratti fotografici sono presentati in mostra con stampe eseguite a mano dallo stesso maestro e altre realizzate appositamente per questo evento da negativi digitalizzati.
La vita e la personalità di Vivi Papi, paziente, tenace e meticoloso, sono raccontate da un documentario biografico, realizzato da Cesare Gandini con Annamaria Fumagalli Papi e prodotto dall’International Research Center for Local Histories and Cultural Diversities dell’Univeristà dell’Insubria.
In un viaggio tra ricordi di famiglia e oggetti d’uso del fotografo, tra cui un banco ottico e una borsa di cuoio per trasportare il materiale fotografico in esterno, è possibile riscoprire, attraverso una carrellata di immagini storiche, una Varese inedita e inaspettata.
Il materiale esposto proviene, principalmente, dal suo archivio personale (circa 97.000 fotografie), donato dalla famiglia all’Università degli Studi dell’Insubria e collocato nella sede del Centro Storie Locali dell’Ateneo presso villa Toepliz, edificio eclettico immerso in uno splendido parco.
Numerosi, nelle settimane di apertura, gli eventi collaterali previsti in diversi spazi varesini per ricordare il ruolo del grande fotografo e il ricco patrimonio documentario e artistico lasciato alla sua città: il 4 settembre, ore 18.00, a Villa Toepliz, Paolo Zanzi ricorderà il fondamentale apporto del fotografo per la realizzazione dell’ambizioso progetto editoriale della “Storia di Varese”; il 7 settembre, ore 15.00, al Barducan, Sacro Monte, Mauro della Porta Raffo ricostruirà l’ambiente del mecenatismo varesino; il 14 settembre, ore 16.00, al Battistero di Velate, Daniele Cassinelli traccerà una panoramica della storia della fotografia a Varese dalle origini ai decenni di attività del maestro Papi. Infine, il 16 settembre, ore 16.00, una serie di personalità che conobbero il fotografo rievocheranno in un evento le loro personali memorie, circondati dai ritratti dell’apprezzato Guttuso.
La mostra si trasferirà poi nell’antico borgo di Penasca a San Fermo, presso l’atelier museo di Enrica Turri (1917-2005), pittrice varesina, fondatrice/ tra i fondatori e promotori del locale Circolo degli Artisti (apertura il 22 e 23 settembre).
Poco distante è la villa Bonacina dove trascorse parte dell’infanzia il fotografo Papi con la sua famiglia.
ORARI DI APERTURA: venerdi 15.00-18.00; sabato e domenica 10.00-13.00/ 15.00-18.00. Info e per visite su appuntamento battisterodivelate@gmail.com
Battistero di Velate,
piazza Santo Stefano, 1
Varese
Atelier Enrica Turri Bonacina
Corte di via Rienza
Penasca di San Fermo