È passato sotto silenzio il vertice Russia-Africa degli scorsi giorni. Soprattutto non si è fatto cenno alcuno, sui grandi Media, al discorso che vi ha tenuto il Presidente Putin.
Normale, purtroppo. Ché, ormai, quella della nostra stampa e televisione tutto è – propaganda, diffusione di paure, fake – tranne che… informazione.
E, invece, si è trattato di un vertice estremamente interessante. Dove Putin ha tracciato, con la chiarezza che è sua cifra stilistica, il futuro delle relazioni fra Mosca e i paesi africani. Tradotto: la nuova strategia africana del Cremlino.
Una strategia che vede la Russia proporsi come partner strategico, e sostegno economico, a tutti quei paese del Sud Sahel – Burkina Faso, Mauritania, Niger ed altri – che manifestano crescente insofferenza per l’egemonia occidentale. E, soprattutto, per il neocolonialismo di Parigi. Insofferenza che si sta concretizzando in improvvisi rivolgimenti politici, golpe e rivolte, che stanno rapidamente cambiando gli assetti di quello che, sino a poco tempo fa, Parigi considerava il suo “giardino di casa”. E il golpe (incruento) in Niger ne è solo l’ultimo esempio.
Putin si propone come d’autore di questa indipendenza degli stati africani dallo sfruttamento occidentale. E lo fa favorendo lo scambio commerciale in rubli e monete locali, allo scopo di indebolire il dollaro e, soprattutto, di vanificare il potere del CFA. Sino ad oggi il principale strumento con cui Parigi continua a controllare le sue colonie. E senza il quale ogni influenza francese verrebbe, rapidamente vanificata.
Altra atout messa sul tavolo da Putin è stata la promessa di fornire, gratuitamente, grano russo a quei paesi africani che si trovano, ora, in grandi difficoltà per la sospensione di esportazioni dall’Ucraina. Dovuta non tanto al conflitto in corso, ma al fatto che Kiev ha scelto di dirottare su altri, più redditizi mercati, la sua produzione.
La novità maggiore è però rappresentata dall’annuncio che il Cremlino aprirà sedi del suo Istituto di cultura, la Casa Russia, in tutti i paesi della cintura sub-sahariana. Il che dimostra la presa di coscienza che la penetrazione in Africa non può essere solo economica – come nel modello cinese – ma deve anche essere supportata da un lavoro di Soft Power. Volto a impedire che le élite locali restino pur sempre legate a modelli anglosassoni e francesi.
A tutto questo va aggiunta la penetrazione militare russa nella regione. Attraverso le “compagnie di Ventura, la famosa/famigerata PMC Wagner ed altre, che sono, di fatto, la longa manus del Cremlino in Africa.
Una strategia a tutto campo. Che dimostra la convinzione dello Zar che l’Ucraina rappresenti solo un teatro momentaneo del confronto con Washington ed i suoi alleati. E che, per la Russia, sia necessario giocare una partita a tutto campo, non lasciandosi assediare nel suo territorio.
Lo sviluppo di questa nuova strategia africana di Putin, dovrà però necessariamente tenere conto dei grandi interessi cinesi nel Continente Nero. Evitando di collidere, e cercando, al contrario, una cooperazione. Che metterebbe in grandi difficoltà Washington e Parigi.
1 commento
Al netto del fatto che i capi africani presenti al summit erano meno della 1/2 che nel 2019.
Al netto che la Cina non ha sparato un colpo per diventare ” padrona dell’Africa” e non ammette “ingerenze” nei suoi investimenti.
Al netto che i Brics sono tutto meno che un blocco granitico anti atlantico ( dopo 70 anni di guerre ad intermittenza Cina e India non sono, ad esempio, diventati alleati solo per fare sognare qualcuno )
Al netto che la Russia è la meno indicata a proporre politiche di soft power e di russian way of Life e non può offrire granché a livello di aiuti economici o tecnologia
Al netto delle indubbie manchevolezze francesi nella gestione dei propri interessi ( che sempre europei sarebbero)
Al netto di tante altre considerazioni spiace continuare , dopo un anno e mezzo, a leggere che certo anti americanismo rasenta il masochismo e la cecità
La verità è che gli Usa ( complice la stoltezza di Putin ) ha rinverdito la Nato e ha rimesso a cuccia l Europa potendosi così concentrare sul Pacifico
La Meloni diventa il cane da guardia del Mediterraneo ( Lucio Caracciolo dixit)