La città di Voghera vanta(va)un piccolo gioiello: la “Piccola Scala”. Ovvero il Teatro Sociale, realizzazione in perfetto stile neoclassico risalente al periodo 1842-45.
Già sede di opere liriche, operette, rappresentazioni teatrali ma anche musicali e proiezioni cinematografiche.
Originariamente progettato per una capienza di 1200 persone, comprendeva un triplo ordine di palchi più due di proscenio, loggione e platea. Decorazioni dorate in legno e cartapesta e membrature dei cassettoni del sopracitato proscenio simili appunto al Teatro “Alla Scala”.
Per la spesa di 25.000 lire di allora divise tra fondi erogati dal comune più il ricavato della vendita dei palchi a sorte tra gli azionisti.
Dopo anni di degrado causati più che altro dal prevalente impiego come sala cinematografica e a causa dell’incendio/carneficina del cinema Statuto di Torino nel febbraio 1983, chiuse definitivamente per motivi di sicurezza nell’ormai remoto 1986.
Similmente a quanto accade oggi dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, fu necessaria una tragedia simile per accorgersi della gravità dei problemi di sicurezza. Allora si parlava di locali pubblici (molti furono costretti a chiudere i battenti), oggi di ponti e viadotti…
Moltissimi gli artisti di primissimo ordine succedutisi negli anni, al Teatro Sociale. Tra l’altro un ventenne Toscanini vi diresse l’opera “Aida” nel 1889.
La stagione teatrale 1984/85 comprendeva nomi di sicuro spicco, quali Valeria Moriconi, Piera Degli Esposti, Franco Graziosi e Giorgio Albertazzi. In precedenza non mancarono – tra gli altri – Arnoldo Foà, Salvo Randone ed Enrico Maria Salerno. Negli anni ’80 vi si esibì un allora semisconosciuto Paolo Conte.
Dopo anni e anni di tira e molla dovuti anche e forse soprattutto a contese con la società dei palchettisti, il teatro a partire dall’inizio dei lavori previsti per l’ottobre di quest’anno, dovrebbe riaprire al pubblico nella primavera del 2020.
Il tutto grazie soprattutto al grande interessamento dell’Assessore con delega al Teatro Sociale Marina Azzaretti con fondi provenienti dal “tesoretto “ Esselunga, dalla Fondazione Cariplo nonché uno stanziamento diretto da parte del Comune.
E’ prevista una capienza di 340 posti, 154 in platea e i restanti divisi in tre ordini di palchi. Saranno rifatte la cupola affrescata e il lampadario, la meccanica di scena,l’impianto luci, il sipario, le poltroncine di platea e palchi, i tendaggi e gli arredi dei camerini, il guardaroba e la biglietteria. Per un spesa prevista di 2.472.000 più ulteriori 96.000 per oneri di sicurezza.
Sarà la volta buona? Ci si augura di si. Con l’auspicio di recuperare molti degli appassionati da sempre di teatro, finora costretti ad assistere agli spettacoli in sedi alternative se non addirittura ad emigrare verso altre città più o meno distanti per assistervi.