Il Grande Giornalista ha parlato. E lui, si sa, è la Voce del Muto. Il Muto del Colle. Ha parlato, e le sue parole avevano la risonanza di un tintinnar di sciabole e del passo, pesante, degli stivali.
Quello che doveva essere l’Anno del Dragone, (oroscopo cinese) si sta sempre più rivelando come l’anno del sorcio. O della mignatta. E qualcosa traballa.
In tanti aspettavano con ansia e/o timore reverenziale Satana /Gerione (vedi Dante e Pound). È arrivato Filo Sganga. Quello di “Gli affari sono affari!”. Che vorrebbe essere Paperon de’ Paperoni, ed invece è solo un pasticcione. Senza la simpatia del buon vecchio Filo, però. Anche perché non assomiglia a un papero. Piuttosto a una grossa lucertola. O meglio, a un camaleonte.
Comunque, nella Repubblica di Cacania – questo, chiarisco è un racconto distopico, nessun riferimento alla realtà – sembrano trasparire strani movimenti. C’è ben più di qualche problema.
I magazzini sono pieni stipati di Miracolose Bevande dell’immortalità. Che dovevano andare a ruba. E che, invece, rischiano di scadere come il latte.
Che fare? Domanda di tradizione leninista che alcuni, nella Nuova Atlantide Della Scienza si vanno ponendo con sempre maggiore assillo.
Come convincere questo popolaccio becero a prendersi sto siero benedetto?
Vi è una Speranza ancora di salvare il salvabile?
E allora è venuta fuori la genialata. Il Salvacondotto. La patente di libera circolazione, non in auto, ma a piedi. Ce l’hai? Bravo. Puoi andare a mangiare la pizza. A ballare sul cubo. In vacanza al mare.
Non ce l’hai? A casa! Niente pizza. Solo scatolette di tonno, se ti va di c…
Molti pesci, col cervello già bollito dai 37 all’ombra, abboccano. E si mettono festosi in fila per la nuova tessera annonaria. Con la benedizione del Gran Druida (leggete Zadig di Voltaire e capirete). Che ti promette la vita eterna. Hic et nunc. Non in un altrove remoto.
Molti. Ma non tutti. E non abbastanza rapidamente.
Anche perché, presto, sta carta colorata la si dovrà applicare. Ed è un problema.
Quanti birri di manzoniana memoria ci vogliono per vigilare tutte le pizzerie, ristoranti, bar, kebabari, venditori di cozze, di frusaglie ecc.. di Cacania? Impossibile da attuare.
E poi c’è qualche rompiballe che comincia a parlare di Costituzione. O che legge il decreto del Camaleonte e si accorge che mai appare la frase “è fatto obbligo”. Né può apparire. Insomma, è un caldo invito. Semmai una pressione psicologica. Nulla più.
Poi, tra gli strani alleati del governo di Cacania, sta serpeggiando un ancor più strano strano mal di pancia. Il venditore di felpe griffate e amante dei carciofi – probabile erede del grande Ernesto Calindri – è in palese disagio. Approva in via ufficiale. Ma in piazza protesta….
E nel bel paese di Cacania ci sono strane morti. Suicidi molto, troppo tempestivi. Qualcuno aveva la manna. Ma la distribuiva gratis. Depresso si è appeso per il collo. Ora la manna, a breve, potrà essere prodotta su scala industriale. E venduta. Ma renderà inutile la bevanda miracolosa.
Quelli che ci guadagnano con la bevanda sono preoccupati. E litigano con coloro che ci guadagneranno con la manna.
Il Camaleonte ha già mutato tutti i colori. È a corto di idee. Sempre che ne abbia mai avute… E la Speranza, virtù teologale, è al lumicino.
E allora ti arriva il Grande Giornalista. Ci vogliono i generali! Sentenzia.
E tutti zitti e buoni. Gli anarchici, i libertari, i democratici di Cacania non trovano nulla da dire…
Fosse ancora vivo Ugo Tognazzi si potrebbe procedere ad un sequel di “Vogliamo i colonnelli!”
Anche se rischierebbe di essere senza capo né coda. Sconclusionato.
E poi non ci sono più, in Cacania, i Colonnelli di una volta. I loro figliuoli sono diventati generali…. E non riescono neppure più a far ridere. Figurarsi incutere rispetto o timore.
Ovviamente chiedo scusa all’ombra inquieta del grande Robert Musil, per avergli rubato il nome della Cacania.