L’otto marzo 1924 nasceva a Verona Walter Michele Armando Annichiarico, l’attore e intrattenitore che sarebbe passato alla storia col nome d’arte di Walter Chiari.
I non più giovanissimi lo ricorderanno certamente per i suoi spassosi sketch televisivi, in compagnia o meno della fida spalla Carlo Campanini, che riempivano i palinsesti televisivi degli anni ’60 e ’70.
Ma la sua vocazione artistica maturò abbastanza tardi. Dopo una serie di fallimenti in campo lavorativo riprese gli studi e si diplomò.
Dopo l’8 settembre 1943 si arruolò volontario nella Xª Flottiglia MAS, ma in seguito militò anche nella Wehrmacht, una circostanza che emerse solo dopo la sua morte, e collaborò al suo settimanale, L’Orizzonte, come autore di vignette umoristiche. Con Ugo Tognazzi, condusse anche programmi dai microfoni di Radio Fante, emittente milanese per le truppe della RSI.
Una sera del gennaio 1944 si trovava con amici al teatro Olímpia di Milano durante un concorso per dilettanti e venne scaraventato sul palcoscenico dai suoi camerati. A quel punto non poté far altro che esibirsi con due “numeri” che piacevano tanto ai suoi amici: l’imitazione di Hitler e la gag del balbuziente che cerca di ordinare una granita in un caffè. Il successo fu immediato e segnò la sua carriera successiva.
Una carriera interrotta bruscamente dalla fine della guerra. Catturato, Chiari fu internato per oltre un anno nel campo di concentramento di Coltano, vicino a Pisa, lo stesso in cui era tenuto prigioniero il grande poeta americano Ezra Pound, uno dei campi più duri dei tanti disseminati in Italia, in cui venivano raccolti i fascisti ritenuti irriducibili.
Ciò non gli impedì di intraprendere in seguito una brillante carriera di attore prima nel teatro di rivista, poi nel cinema ed infine in televisione.
Negli anni Sessanta fu anche protagonista delle cronache rosa per via delle sue numerose storie d’amore con le più famose ed affascinanti donne dell’epoca, da Elsa Martinelli a Lucia Bosè, da Maria Gabriella di Savoia alla cantante Mina. Ma la “storia” più chiacchierata fu quella con Ava Gardner, una delle attrici internazionali più ammirate del dopoguerra.
La sua stella però si offuscò all’inizio dei Settanta per via di un’accusa di spaccio di cocaina, poi rivelatasi infondata, che lo portò ad una detenzione di 70 giorni. Per questo motivo la RAI lo cacciò ed egli riprese la via del palcoscenico.
A Genova nel 1975, durante lo spettacolo “Chiari di Luna”, pronunciò una battuta che diceva pressappoco “Quando fu appeso per i piedi a Piazzale Loreto, dalle tasche di Mussolini non cadde nemmeno una monetina. Se i nuovi reggitori d’Italia avessero subìto la stessa sorte, chissà cosa uscirebbe dalle tasche di lorsignori!“. Come è lecito immaginare la frase fece parecchio scalpore, al punto che le successive repliche dello spettacolo vennero disturbate da picchetti di dimostranti all’ingresso del teatro, mentre la stampa lo stroncava dopo averlo osannato per anni.
Lo accolsero poi le neonate emittenti private, ma il successo di un tempo non tornò più.
Morì il 20 dicembre del 1991, solo, in una stanza d’albergo e in circostanze poco chiare. Sulla sua morte venne aperta anche un’inchiesta: ma l’unico imputato fu scagionato nel 1996.
A noi resta il ricordo di quella Tv in bianco e nero dalla quale Walter Chiari si affacciava con il suo aspetto da bravo ragazzo, il look elegante e la straordinaria vis comica che tanto faceva sospirare le mamme e le nonne d’Italia.
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In realtà a Torino pochi giorni dopo, al teatro Alfieri dove di esibiva, Walter trovò i giovani del Fronte che distribuivano volantini in cui gli testimoniavano affetto. Dal palco lui li ringrazio’, scatenando il coro (era la sigla di una sua trasmissione) “Walter, hei Walter…” !