Walter Veltroni for president. Tutto il politicume corretto si aspetta una riconferma di Mattarella, alla scadenza del mandato presidenziale. Ma c’è chi lavora ad un progetto differente. Che, inevitabilmente, coinvolgerà anche le truppe del pensiero unico obbligatorio, ma solo dopo. Prima si valuta, si decide, si lavora, e poi si scatenano i media di servizio, gli opinionisti senza opinione, gli scrittori a comando, i conduttori televisivi di programmi spazzatura.
Per ora ci si occupa di rinnovare l’immagine dell’ex leader del Pd che, dopo le sconfitte, aveva giurato che avrebbe abbandonato la politica per trasferirsi in Africa ad aiutare le popolazioni locali. Poi deve aver visto che i porti spalancati dai magistrati e dal partito anti italiano (Pd e boldriniani) avevano portato l’Africa in Italia e, dunque, non c’era più motivo per abbandonare gli agi di casa sua. D’altronde anche Boschi e Renzi avevano giurato di lasciare la politica dopo la sconfitta e, invece, sono ancora qui.
Così, per vedere di nascosto l’effetto che fa, Uolter l’americano compare senza tregua sul Corriere della Sera, discettando su la qualunque, iniziando ad illuminarci dalle colonne del quotidiano per poi passare alle ospitate tv per presentare il suo ultimo libro o per spiegare il mondo intero.
Se l’operazione di riposizionamento dell’immagine avrà successo, si potrà passare alla fase successiva. Da un lato utilizzando le truppe cammellate del politicamente corretto. Dall’altro puntando su una convergenza di almeno una parte dell’oppofinzione. E per questo si potrà riesumare la figura paterna, giornalista di primo piano nella radio di era fassista. Impegnato a magnificare la visita romana del Fuhrer, mica poco.
Ovviamente alla destra italiana bastano le noccioline lanciate dagli avversari per entusiasmarsi. Ed allora tra un Mattarella figlio di Bernardo ed un Veltroni figlio di un giornalista Eiar, la scelta scatta immediata, con un riflesso condizionato. Come se i pregi ed i difetti dei padri illuminassero o mettessero in ombra i figli. E, soprattutto, come se determinassero le scelte politiche degli eredi. Ma Pavlov docet e la destra è pronta a votare Uolter in cambio di una pur minima concessione in un discorso di carattere storico pronunciato davanti ad una platea inesistente.