È inutile, è più forte di loro. Eppure ci provano, ogni tanto, ad occuparsi delle questioni interne. Dell’esercito dei senza tetto, di metà popolazione giovanile con problemi psichici, della salute messa a rischio dell’obesità di massa, delle stragi senza limiti per i più futili motivi. Ci provano ma non ci riescono. A riprendono a tramare in giro per il mondo per esportare la democrazia. La loro idea di democrazia. Ed ora le proteste arrivano non da qualche dittatura in un continente lontano. Bensì dal confinante Messico dove il presidente, regolarmente eletto in regolari elezioni democratiche, ha caldamente invitato il governo di Washington a smetterla con le ingerenze e con i finanziamenti alle opposizioni.
Perché il modello è sempre lo stesso. Dai colpi di stato in Ucraina (ci si è dimenticati come tutto è iniziato?) alle primavere arabe, dalle rivolte colorate agli omicidi mirati. Crimini? Macché, simpatiche usanze statunitensi per esportare democrazia e creare nuovi mercati per le proprie multinazionali. Con la benedizione dei chierici della disinformazione che hanno orgasmi multipli ogni volta che un oppositore del Grande Fratello di Washington viene eliminato.
Ed è un godimento senza limiti, considerando i milioni di morti provocati da queste meravigliose iniezioni di democrazia in ogni parte del mondo. Dall’Iraq alle Ucraina alle infinite rivolte provocate in Africa. Perché, per i burattinai di Biden, il “giardino di casa” non è più soltanto l’America Latina, ma l’intero globo terracqueo, come direbbe la loro più fedele dipendente.
Dunque il buon Obrador, presidente messicano, se ne faccia una ragione. Non basta essere stato eletto democraticamente alla guida di uno dei 20 Paesi con il Pil più alto del mondo. Nel momento in cui ha deciso che la priorità era il Messico e non Washington ha deliberatamente scelto di collocarsi dalla parte sbagliata. Ha scelto di non essere un maggiordomo in stile Unione europea. Dunque il “Paese delle libertà” è costretto, suo malgrado, ad intervenire. Finanziando prima le Ong che lavorano contro il governo di Città del Messico, poi le varie chiese protestanti che svolgono la medesima funzione in tutta l’America Latina, infine pagando direttamente le opposizioni.
Ma se Obrador dovesse provare a cacciare le Ong o ad intervenire contro le opposizioni a libro paga di Washington, la canea dei chierici della disinformazione si scatenerebbe. Riprendendo in ogni parte del mondo atlantista le veline preparate dal ministero della Verità.