L’autunno è iniziato e il mese di ottobre si avvicina. E con esso quella festa insulsa che tutti chiamano Halloween, vale a dire la banalizzazione americana del capodanno celtico, Samhain o Walpurgisnacht, che tanta importanza ha avuto nelle tradizioni europee nel corso dei secoli. Una festa tanto sentita che la stessa Chiesa Cattolica è stata costretta a mantenerla trasformandola in Ognissanti.
Ma se proprio non riuscite a fare a meno di provare simpatia per quella specie di carnevale che da qualche anno imperversa anche qui da noi – segno che la colonizzazione statunitense sta completando la sua opera anche per ciò che riguarda le manifestazioni più insulse – potete leggere una bella raccolta dedicata a Ray Bradbury uscita recentemente per Mondadori negli Oscar Draghi.
Intanto va detto che questa nuova collana raccoglie in una accattivante veste tipografica antologie di autori molto noti che vanno da Conan Doyle, a Lewis Carrol, da George Orwell a Isaac Asimov. Da Lovercraft a Verne, passando per diverse antologie dedicate al Cyberpunk piuttosto che a Minecraft. Per poco più di venti euro vi metterete in casa un migliaio di pagine di buona letteratura d’antan. D’accordo, siamo all’ennesima riproposta di opere stranote. Ma qualcosa di insolito o poco conosciuto si trova sempre.
Come è il caso di questo “Halloween”, titolo collettivo che raccoglie quattro romanzi e trenta racconti dell’autore di Fharenheit 451, uno dei libri più citati e meno letti della letteratura fantascientifica.
Sarà l’occasione per scoprire o (per quelli più colti dello scrivente) riscoprire un genere poco noto qui da noi, vale a dire il genere “Weird”. Una via di mezzo tra il racconto horror e la Science Fiction, che in Italia ha avuto poca diffusione ma che oltreoceano un tempo godeva di un largo pubblico di appassionati.
Il nome di Bradbury, poi, è una autentica garanzia. Al di là di alcuni vizi tipici degli autori americani di romanzi di serie B, quali l’insopportabile tic di fare paragoni assurdi tra qualunque cosa (“girava le palme come se Will fosse una piccola stufa che ardesse in un mondo vicino”, oppure “la corrente che strisciava sulla sua carne come uno sciame di lucertole verdi”), la maestria dell’autore si fa notare al lettore fin dalle prime pagine. E se anche, qua e là, ci viene la tentazione di lasciar perdere in favore di qualcosa di più impegnativo o appagante, ci rendiamo conto che, una volta chiuso il volume, ci viene voglia di riaprirlo e di continuare a leggere, se non altro per scoprire “come va a finire”.
E allora lasciamoci catturare da queste storie un po’ bizzarre che continuano a farci perdere il sonno non perché ci facciano paura, ma perché a distanza di decenni riescono ancora ad avvincerci.
E adesso scusate ma devo andare a leggere “Terriccio Gratis” l’ultimo racconto della raccolta.