C’era una volta… Achille Starace. Che, in genere, viene ricordato poco e male. Come colui che, da segretario del Pnf, incarnò gli aspetti più retorici, e macchiettistici, del regime. Quello che faceva fare ai gerarchi e gerarchetti di provincia esibizioni ginniche, salti nel cerchio di fuoco e altre consimili amenità. Scene che anticipavano Fantozzi alle prese con le manie sportive di qualche Megadirettore…

Però lui, Starace, era stato un atleta vero. E non solo. Durante il Regime veniva spesso canzonato per il suo zelo… lo stesso Mussolini mal sopportava le liturgie retoriche che questi cercava di imporre da segretario del Partito. E Luigi Firpo – che qualcuno si ostina a considerare un grande storico – lo definisce un “omino da poco”. Ed anche Renzo De Felice – che fu storico davvero grande – dà di lui un giudizio severo.
Però andrebbe ricordato che, forse, molto intelligente non era, ma non certo un omino… una medaglia d’argento, quattro di bronzo, e varie onoreficenze, anche francesi, nella Grande Guerra. E poi seppe morire. Da uomo vero. Quando avrebbe facilmente potuto rinnegare Mussolini che, negli anni della RSI, lo aveva escluso, e pare che manco volesse vederlo. E invece se lo ritrovò appeso vicino, a Piazzale Loreto….
Comunque, la cosa per cui Starace viene più spesso ricordato è la battaglia contro i “forestierismi” linguistici… dall’imposizione del “voi” al posto del “lei” snob, a buffi giri di parole per tradurre anche ciò che traducibile non era. Tipo wiskey che diveniva tipo distillato di malto d’orzo…
Episodio di storia della nostra lingua spesso citato, anche a sproposito, e sempre ridicolizzato.

Oggi, però, Fabio Rampelli, vice Presidente della Camera ed esponente di punta del partito di Giorgia Meloni – della quale è stato, a lungo, il mentore – rilancia la battaglia della lingua. Con una legge a difesa dell’italiano e contro usi e abusi di espressioni straniere. Massimamente inglesi.
Naturalmente le critiche, e gli sberleffi, su Social e grandi Media, si stanno sprecando. E il buon Rampelli viene sempre più paragonato ad Achille Starace. Tanto che ci si potrebbe aspettare un futuro provvedimento per far fare ai, pigri e indolenti, parlamentari un minimo di attività sportiva… non dico salti nel cerchio di fuoco, sarebbe pretendere troppo da gente come Calenda o anche Crosetto… ma almeno qualche vasca in piscina… in fondo lui, Rampelli, è stato un buon nuotatore…
Però, sinceramente, io, questa battaglia per difendere la lingua italiana, non la trovo né tanto ridicola, né tanto inopportuna. Anzi… in fondo riprende gli ultimi appelli della Crusca, che, ridestatasi da un pluridecennale torpore, sta predicando che tutto questo uso di anglicismi e americanismi va combattuto. Perché, infatti, usare Spending Review e non Revisione di spesa? Job’s Act e non Legge del Lavoro? Non ha senso.
Capisco di più Lockdown… se avessero detto “segregazione” magari qualcuno avrebbe cominciato ad intuire cosa stava accadendo….

La lingua è un elemento fondamentale dell’identità di un popolo. Rappresenta la sua tradizione e la sua storia. Contaminarla troppo, corromperla, porta ad una perdita progressiva della propria cultura. Ad una sorta di annichilimento.
Ricordo, per altro, che parecchi anni fa, François Mitterand, l’ultimo vero Presidente avuto dalla Francia, portò avanti una dura battaglia a difesa della lingua di Molière contro l’eccesso di anglicismi in voga. Che già faceva parlare i linguisti della nascita del Franglese. Risultato? Beh, basta pensare che a Parigi non si dice Computer… bensì Ordinateur.
Dunque Rampelli ha ragione. E, in fondo, questa sua leggina rappresenta l’unico, spero non l’ultimo, conato di orgoglio e indipendenza nazionale.
Stiamo abdicando a tutto. Politica internazionale. Indipendenza economica. Modelli culturali… persino al buon senso.
Almeno la nostra lingua vediamo di preservarla per quanto possibile.
Chissà mai che un giorno possa servire anche… ad altro.