“La reggia allo specchio” è il titolo del nuovo progetto espositivo dell’artista Helidon Xhixha, ospitato a palazzo Reale di Milano fino al 3 settembre prossimo.
L’ esposizione, promossa dal Comune di Milano, Assessorato alla Cultura e prodotta da Palazzo Reale di Milano con lo studio dell’artista, è curata da Michele Buonuomo e traccia un itinerario in cinque tappe che attraversa gli spazi della reggia milanese, accompagnando il visitatore a partire dallo scalone d’onore progettato dal Piermarini fino alle sontuose sale storiche, oggetto di un recente restauro.
La pratica artistica di Helidon Xhixha parte dallo studio approfondito delle proprietà che possiede l’acciaio inox e dal suo utilizzo come materia fondante per realizzare monumentali installazioni scultoree. Egli si rifà all’antica concezione dello specchio come passaggio verso un universo altro e del riflesso come illusione per eccellenza; in questo modo l’artista riesce a realizzare paesaggi astratti enigmatici, composti di forme geometriche essenziali quali cubi, cilindri, parallelepipedi e sfere, che compongono il paesaggio visivo di Xhixha. Questi elementi geometrici sono lavorati in modo da moltiplicarne le superfici riflettenti, creando una dimensione di elegante dinamismo e catturando le immagini che circondano l’opera, quali le architetture, le persone, gli ambienti.
Di origine albanese Xhixha attualmente vive e lavora tra Milano e Dubai. Nato da una famiglia di artisti dove è cresciuto con un rispetto innato per le arti e scoperta la sua passione per la scultura, ereditata dal padre, presenta uno stile unico che esprime attraverso la manipolazione dell’acciaio inox riflettente, un materiale che si configura quale un elemento chiave per l’artista, consentendogli di dare vita a sculture astratte che rivelano tutta la loro maestosità e bellezza.
“Pesantezza e voluminosità – spiega il curatore della mostra Michele Buonuomo – sono i connotati peculiari di qualsiasi manufatto plastico e nelle sculture di questo artista mutano di stato come in un processo alchemico, divenendo leggeri e mutevoli nello sguardo dell’osservatore. Tutto ciò che è lavorato a terra diventa aereo e ciò che invade lo spazio è alterato e ridotto nelle sue dimensioni , fino a fondersi con la realtà che lo circonda”.
A palazzo Reale sono in mostra una selezione di cinque installazioni concepite appositamente per intercettare e amplificare gli elementi architettonici degli ambienti storici in cui sono collocate.
La prima opera intitolata “Roccia nel Mediterraneo” del 2019 accoglie il visitatore nello Scalone d’Onore, sul cui soffitto è raffigurata una Allegoria dell’Aurora da Giuliano Traballesi. Questa allegoria è rappresentata da una giovane donna alata portatrice di una fiaccola che mette in fuga la notte e gli spiriti maligni; è la dea romana che apre le porte del giorno, dopo aver attaccato i cavalli al carro del Sole.
Gli ambienti delle sale storiche sono stati restituiti al loro antico splendore originario grazie al restauro dello scorso anno che ha consentito una ricollocazione di sette arredi dedicati al mito di Medea e Giasone.
Le quattro sculture site-specific di Helidon Xhixha sono state selezionate per poter dialogare con l’interno, il cubo, il cilindro, la piramide, il parallelepipedo e la sfera richiamano molti elementi decorativi presenti nello stile neoclassico che caratterizzano gli ambienti dell’ appartamento di parata. La luce, uno degli elementi più sfruttati dall’artista Piermarini e da coloro che lavorarono con lui, sulla superficie d’acciaio di Helidon Xhixha sembra addirittura riuscire a materializzare la scultura. Xhixha raccoglie l’eredità della grande tradizione scultorea italiana, dal neoclassicismo di Antonio Canova alle sperimentazioni di Umberto Boccioni, costruendo un paesaggio di forme eteree e potenti, in grado di trasformarsi insieme all’ambiente che le accoglie e alle figure che vi sono presenti. Le sculture entrano in relazione con gli ambienti architettonici assorbendoli, deformandoli, generando un dialogo di continui rimandi tra le opere nella sala e il pubblico, dando vita a un gioco di continue relazioni.
Le opere di Xhixha emanano una luce abbagliante che pare capace di materializzare la scultura stessa, in una dinamica che porta lo spettatore in una dimensione trascinante di smarrimento, elevando a uno stadio di percezione che va oltre la realtà. L’artista afferma di non scolpire l’acciaio, ma di utilizzarlo per scolpire la luce, costruendo un paesaggio di figure eteree e potenti, in grado di trasformarsi insieme all’ambiente.